Bonvicini: “I Panthers sono una famiglia che vuole la semifinale. Poi si vedrà…”

“Il football americano, in Italia, è un qualcosa di famiglia. Un elemento che, una volta che ti è entrato dentro, difficilmente riesci a scrollartelo di dosso. E, a maggior ragione, lo è in un piccolo centro come Parma”. A parlare così è Ugo Bonvicini, presidente dei Panthers Parma che, domenica 16 giugno, ospiteranno i Ducks Lazio in una delle due Wild Card di Prima Divisione (l’altra, sabato 15 giugno, vedrà impegnati a Firenze i Guelfi padroni di casa contro i Giaguari Torino). Da più di trent’anni nella famiglia nero e argento parmigiana, il numero uno di una delle franchigie storiche del nostro campionato, si è concesso a una lunga chiacchierata.

PANTHERS PER SEMPRE

Giocatore, dirigente, allenatore, ora presidente: praticamente Ugo Bonvicni è un Panthers da sempre.
“Una volta ho fatto anche la Pantera, la nostra mascotte” esordisce Bonvicini sorridendo. “Il mio percorso è un po’ lo stesso del coach, Andrew Papoccia, e di tutti coloro che compongono questa che è davvero una grande famiglia. È un po’ la nostra caratteristica: chiunque voglia far parte di questo gruppo è assolutamente il benvenuto in un processo che, nel corso degli anni, è stato assolutamente naturale e spontaneo”.

Quattro anni di dominio assoluto, dal 2010 al 2013, poi improvvisamente il vento è girato: “Ce lo chiediamo spesso tutti. Lo spartiacque sicuramente è il Superbowl perso nel 2014: arrivammo a quella sfida da strafavoriti, dopo aver fatto una perfect season e con Malpeli che aveva corso più di 1600 yard.

Invece, dopo la sconfitta con i Seamen Milano a Ferrara, abbiamo preso consapevolezza che anche le altre formazioni avevano alzato notevolmente l’asticella. A ciò poi si aggiunge il fatto che, in quegli anni, abbiamo sempre giocato con un americano in meno.

La ragione? Solamente economica e sappiamo benissimo quanto avere un giocatore statunitense in più o meno possa far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Nonostante questo però, nel 2015, eravamo primi in regular season con tutti italiani: una grandissima soddisfazione per tutti noi”.

PRIMO ANNO SENZA MONARDI

A proposito di italiani: la prima stagione senza Tommy Monardi come QB: “Ma lui c’è sempre perché da qualche parte ci guarda, lo sappiamo bene. Tommaso ha avuto questa grande opportunità lavorativa a Nashville e per lui, grande tifoso dei Tennesse Titans, è stata una ciliegina sulla torta. Ci dice sempre scherzando: non mi volevate più.

Io gli ho risposto: guarda che non c’è problema, se vuoi a giugno/luglio torni in tempo per i play off e noi ti vestiamo subito. Ovviamente è stato un passaggio epocale perché abbiamo occupato uno slot con un QB americano (Reilly Hennessy) e crediamo di aver scelto molto bene con lui”.

UN CAMPIONE NFL

Bonvicini con i fratelli Paul e Joe Vellano

Invece se parliamo di americano non possiamo non nominare Joe Vellano: “È una storia bellissima. Noi siamo amici di suo fratello da dieci anni e Paul ce lo diceva sempre: tranquilli che vi porto mio fratello. Quest’anno, a inizio maggio, riceviamo la telefonata e, nel giro di qualche giorno ci siamo ritrovati Joe Vellano al campo di allenamento.

Un campione NFL (con i New England Patriots di Tom Brady e Rob Gronkowski nel 2015) che ha giocato anche un altro Superbowl nel 2017, in Italia, a giocare con noi”.

Che poi a pensarci bene la partita è l’ultimo aspetto di tutta questa splendida storia: “Partiamo da un presupposto: lui qui è venuto gratis per giocare con suo fratello. Eh sì è vero, la partita, per quanto importante, è l’ultimo elemento: vedere i ragazzi in allenamento con lui, confrontarsi con chi ha calcato i campi NFL da protagonista è molto bello. Ma lui è venuto qui per giocare, si diverte e vedremo cosa accadrà nei play off, cosa deciderà di fare”.

Una Prima Divisione a nove squadre. Ma è così  difficile pensare a un torneo a 12 se non a 14 squadre: “Mah tutto, come sempre, dipende dai budget, è inutile nasconderselo. Dispiace tanto fare solo otto partite di regular season: mi piacerebbe avere un torneo in cui si giochino almeno undici partite o, come capitava negli altri anni, due gironi competitivi”.

Invece parlando della stretta attualità l’obiettivo dei Panthers Parma dopo il quarto posto in stagione regolare: “Vorremmo allungare la striscia di 13 semifinali consecutive. Sembra una sciocchezza ma vuol dire che stiamo sempre lì. Quindi l’obiettivo è arrivare in semifinale per avere la possibilità di giocarci le nostro carte per approdare al gran ballo finale”.