Tumori, geni-etichetta scovano le ”impronte digitali”

Tumori, grande scoperta da parte di un gruppo di ricerca guidato da Nuno Barbosa Morais, leader del gruppo presso l’Istituto di Medicina Molecolare João Lobo Antunes (iMM) di Lisbona. Il team ha analizzato l’espressione di geni marcatori associati a “impronte digitali” di cellule tumorali in migliaia di tumori e ha rivelato un potenziale terapeutico nella lotta contro il cancro.

tumori ricercaLo studio pubblicato oggi sulla rivista scientifica PLoS Computational Biology mostra i tipi di tumori in cui questi geni sono più attivi e identifica i farmaci con il potenziale di eliminare selettivamente le cellule che portano tale ”etichetta”.

Il centrosoma – spiega una nota dell’iMM – è un organello presente in tutte le cellule animali, fondamentale in diversi processi cellulari come la divisione, la migrazione e la comunicazione tra le cellule. Per più di un secolo è stato proposto che l’aumento anormale del numero di queste strutture potrebbe indurre il cancro. Da allora l’aumento del numero di centrosomi è visto come uno dei tratti distintivi delle cellule tumorali ed è oggetto di attenzione da parte degli scienziati.

Il team guidato da Nuno Barbosa Morais presso l’iMM ha esaminato l’espressione dei geni che causano questo aumento e ne ha analizzato l’incidenza in migliaia di tumori e in campioni di tessuto normali dagli stessi pazienti.

“I risultati hanno rivelato che questa firma è presente solo nei campioni tumorali ed è più diffusa nelle forme aggressive di cancro”, spiega Nuno Barbosa Morais. “Ancora più importante, una maggiore espressione di questi geni è associata ad un più basso tasso di sopravvivenza in diversi tipi di cancro.”

Impronte digitali dei tumori, la frontiera

Usando gli studi sulla sensibilità ai farmaci – spiega ancora la nota – gli scienziati hanno anche identificato composti selettivi per le cellule con questa anormalità che potrebbero essere mirati specificamente contro le cellule tumorali, non influenzando le cellule sane dei pazienti.

“I passi successivi – dice Nuno Barbosa Morais – sono ora di tradurre i dati di espressione dei geni che causano questa” impronta digitale “in informazioni di supporto per la decisione clinica. Intendiamo anche convalidare l’efficacia dei farmaci identificati dal nostro approccio computazionale come aventi un maggiore potenziale terapeutico.