Campi magnetici per le atrofie muscolari: lo studio de La Sapienza

Campi magnetici per le atrofie muscolari: un nuovo studio risultato della collaborazione di un team interdisciplinare della Sapienza, composto da quattro Dipartimenti, ha impiegato per la prima volta campi magnetici molto intensi per la stimolazione muscolare, con l’obiettivo di migliorare la funzionalità dei muscoli e rallentarne il declino.

Lo studio, pubblicato su Scientific Reports (Nature Publishing Group), potrebbe aprire grandi spiragli di speranza per chi soffre di SLA, malattia neurodegenerativa fortemente invalidante che colpisce le cellule nervose preposte al controllo dei muscoli, compromettendo i movimenti della muscolatura volontaria.

“Il vantaggio di questa metodologia – spiega Maurizio Inghilleri, del Dipartimento di Neuroscienze umane in una nota dell’Ateneo – è la possibilità offerta dal campo magnetico di raggiungere muscoli profondi senza far avvertire al paziente la classica “scossa” dello stimolo elettrico. Il nostro studio supporta la recente teoria che i muscoli possano essere target terapeutici in quanto partecipano alla progressione della malattia”.

Lo studio e la metodologia

Lo studio – si legge – è iniziato nel 2016 con la sperimentazione di questa nuova tecnica su un campione di 22 pazienti: su un braccio di ciascuno di loro sono stati usati campi magnetici d’intensità pari a due volte quella del campo magnetico terrestre con impulsi della durata di pochi milionesimi di secondo, mentre sull’altro è stato prodotto una stimolazione placebo. Chi analizzava i dati dei pazienti era all’oscuro di quale braccio fosse sottoposto a stimolazione reale (esperimenti double-blind). Clinicamente è stato osservato un aumento della forza muscolare dal lato realmente stimolato.

Campi magnetici e atrofie muscolari: le prospettive

In seguito – spiega la nota – è stata effettuata una agobiopsia non invasiva del tessuto muscolare. Il materiale estratto è stato esaminato da tre punti di vista. Eleonora Palma, del Dipartimento di Fisiologia e farmacologia, ha studiato a livello fisiologico la risposta all’acetilcolina del recettore nicotinico, individuando una risposta più efficiente in seguito alla stimolazione magnetica, con un progressivo miglioramento della funzionalità; Carla Giordano, del Dipartimento di Scienze radiologiche, oncologiche e anatomo-patologiche, ha approfondito il lato anatomo-patologico, riscontrando delle differenze di forma e dimensione nelle fibre muscolari stimolate rispetto a quelle non stimolate; Antonio Musarò, del Dipartimento di Scienze anatomiche istologiche medico legali e dell’apparato locomotore, ha analizzato il muscolo a livello molecolare, individuando una serie di geni che favoriscono il recupero dell’atrofia muscolare. I risultati di questa ricerca aprono prospettive nuove per contrastare l’atrofia muscolare e potranno esser applicati a tutte le patologie in cui è necessaria una riabilitazione muscolare in grado di agire sui muscoli profondi.