Farinelli, una vita da tecnico delle armi

“Far parte della Nazionale di scherma, essere presente durante i successi dei nostri atleti, aiutarli a raggiungerli è la parte più bella del mio lavoro”. Non ci gira intorno Gianluca Farinelli, tecnico delle armi della Nazionale italiana di scherma, quando si parla del suo ruolo: un ruolo dietro le quinte ma fondamentale per quella che è la Federazione più vincente della nostra storia.

Gianluca quest’anno festeggi i 29 anni in Federazione. Una passione nata tanto tempo fa: “È iniziato tutto nel 1990 quando venne fatto il primo corso per tecnico delle armi mentre il primo raduno della Nazionale fu nel 1993. In realtà il percorso è stato casuale: tutto nasce dal corso fatto perché ero nell’ambiente della scherma poi ne è nata una vera e propria passione che è cresciuta nel tempo”.

Il tuo è un lavoro che presenta varie sfaccettature: “Si parte dall’impianto di scherma, allestendolo e adeguandolo a norma per una gara, essendo così parte integrante dello staff della Nazionale essendo così di supporto a tutti gli atleti. Tutte le armi hanno un procedimento complesso per gareggiare tra cui il controllo armi che è uno degli aspetti più delicati e importanti”.

Tutti questi compiti prevedono sicuramente una grande quantità di tempo: “Il percorso, iniziato quasi 30 anni fa, ha vissuto di varie tappe: prima era un tempo dedicato unicamente nel fine settimana, per ciò che riguarda l’impiantistica di gara. Poi piano piano si è passati agli allenamenti che prevedevano tempistiche differenti a seconda della gara da affrontare, che fossero Mondiali, Europei o Olimpiadi per poi passare, nel corso della competizione, al controllo armi e all’assistenza fisica nella gara stessa”.

Fioretto, spada, sciabola: differenza di armi e, di conseguenza, di manutenzione: “Assolutamente ìi e va di pari passo con l’arma. Si parte dalla sciabola che, se vogliamo, prevede un’assistenza minima poiché non c’è presenza dell’impianto elettrico lungo la lama poiché è essa stessa che fa accendere la luce per arrivare al fioretto e alla spada, armi di punta, che necessitano di un impianto vero e proprio”.

Dall’arma all’atleta: immaginiamo ci siano schermidori pignoli e gelosi delle proprie armi: “Tutti soprattutto nel fioretto e nella spada poiché sono armi uniche e ognuno ha la sua che si differenzia per peso e angolazione. Volendo fare una sorta di classifica, in media gli spadisti sono quelli più esigenti anche se, come in ogni caso, ci sono eccezioni in ogni arma”.

Ventinove anni in Federazione caratterizzati da emozioni e qualche delusione: “La più grande emozione è stata sicuramente la prima gara internazionale, le Universiadi a Fukuoka del 1995: fu un’emozione unica proprio perché la prima e catapultato in un mondo nuovo. Grandi delusioni non ve ne sono state anche perché tutti i nostri ragazzi e ragazze sono molto forti e ci regalano sempre soddisfazioni uniche”.