Franco Bertoli: “Panchine Pensanti per riflettere e confrontarsi”

Ci sono leggende dello sport che ti fermeresti ad ascoltare per ore e ore viste le storie, dentro e fuori dal campo, che ti possono raccontare. Ecco Franco Bertoli, “Mano di Pietra” per tutti gli amanti della pallavolo, lo storico capitano e numero 4 della Panini Modena, fa parte di questa categoria.

Tante vite in una non ultima quella che lo ha portato a realizzare un progetto che si chiama “Panchine Pensanti”: un libro, un’opera teatrale ma, soprattutto, un momento di confronto e di riflessioni sulle relazioni dentro e fuori il campo.

Una leggenda della pallavolo

Bertoli ai tempi di Modena

Un uomo che da atleta ha vinto praticamente tutto: 7 scudetti, 5 Coppe Italia, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppa delle Coppe, 3 Coppe CEV, 2 Mondiali per Club. Insomma la parola leggenda gli calza a pennello.

“È stata una bellissima avventura quella del Bertoli giocatore” esordisce l’ex capitano di Modena. “Ho iniziato in una scuola di gesuiti, ai quali devo molto, per poi essere parte integrante di due cicli storici: quello del Cus Torino con Prandi in panchina, e poi quello con la Panini Modena di un giovanissimo Julio Velasco.

La Coppa dei Campioni vinta a Torino, nel 1980 contro il VKP Bratislava, fu davvero un momento storico poiché per la prima volta il trofeo continentale venne alzato da una squadra occidentale.

Chiaramente ci sono delle differenze tra i due cicli: negli anni sotto la Mole ero giovane mentre a Modena ero il capitano e tutti i ragazzi, anche quelli che avrebbero fatto parte della futura generazione dei fenomeni, mi guardavano come il punto di riferimento. Entrambe però sono state fondamentali nella mia crescita sia professionale che umana”.

Milano tra campo e management

Come lo fu poi anche l’esperienza con Milano: “Assolutamente sì. Lì avevamo un allenatore come Doug Beal, troppo avanti per l’epoca, con il quale vincemmo due mondiali per club, una Coppa delle Coppe e perdemmo uno scudetto 3-2 contro la Maxicono Parma giocando senza Jeff Stork che si strappò un polpaccio.

Avremmo meritato di vincere ma nello sport come nella vita ci vuole anche un pizzico di fortuna. Lì iniziai il mio percorso da dirigente sportivo perché mentre giocavo, seguivo anche i corsi in società”.

Quattro ruoli differenti

Da lì è poi cominciato un viaggio che ti ha portato a intraprendere vari ruoli: dirigente, allenatore e, anche, papà. In tutto fanno quattro come il tuo numero: “Verissimo tanto è vero che ho avuto la fortuna di vincere sia scudetto che Coppa dei Campioni in tutti e tre i ruoli della pallavolo.

Sono sempre stato affascinato dalle politiche sportive, e me ne sono occupato sia come presidente del CONI regionale sia come membro del Consiglio Federale della Federvolley, ruolo che tutt’ora ricopro.

Ovviamente il più importante, e difficile, è il ruolo di padre. Quattro figli da due mogli differenti: vanno tutti d’accordo e questa è forse la medaglia più importante tra tutte perché mi fa vivere sereno”.

Panchine Pensanti per confrontarsi

Un altro aspetto è quello dello scrittore, nato dalla tua esperienza di mental coach, con il libro “Panchine Pensanti” che, più che uno scritto è una vera e propria esperienza: “Il libro, nato per caso, è di fatto un progetto educativo, formativo e divulgativo in cui due generi come la scrittura e il teatro vanno a braccetto.

È un momento in cui i protagonisti, giocatori, allenatori, genitori si ritrovano per un confronto che deve essere educativo per dentro e fuori il campo. Il Direttore Generale della provincia di Trento ha creduto in questo progetto di teatro innovazione-formazione dove non solo le persone si emozionano ma vengono anche coinvolte direttamente nello spettacolo visto che, alla fine, c’è anche un dibattito con il pubblico”.

Un libro sulle relazioni

Di fatto è un libro, e uno spettacolo, che parlano di relazioni: “Infatti non è un libro autobiografico ma un’esperienza scritta a quattro mani con Maurizio Boschini. Le relazioni sono la base della nostra vita anche e soprattutto nello sport.

Quando si parla a questi ragazzi, indipendentemente che sia un genitore o un allenatore, bisogna sempre ricordarsi che prima dell’atleta c’è una persona con pensieri, idee, valori e sentimenti di cui bisogna aver estrema cura. Il libro si rivolge, in particolar modo, a quella fascia di età che va dai 10 ai 18 anni che è l’età più delicata ma anche più bella.

Fare squadra tra giocatori, allenatori e genitori deve essere la base della cultura sportiva: è su questo triangolo che si basa tutto. Ognuno deve supportare gli altri. Inoltre non va dimenticato che le mamme e i papà sono la base di moltissimi sport che vanno avanti grazie al loro volontariato”.

Pensato per le scuole

Panchine Pensanti sembra realizzato apposta per le scuole: “E infatti è così. Proprio perché tratta di relazioni può essere riportato nel mondo scolastico con un altro tipo di triangolo: studente, professore e genitore. Nel libro non c’è la soluzione per il semplice motivo che ognuno dei protagonisti è sempre differente e quindi l’alchimia cambia a seconda delle situazioni e, soprattutto, delle persone”.

Un progetto itinerante nel 2020

Nel 2020 lo spettacolo girerà per l’Italia

Nel frattempo lo spettacolo nel 2020 andrà in giro per l’Italia: “Sì, il progetto è di realizzare un tour perché, come si diceva, è un progetto formativo-divulgativo. Sarà proprio sulle panchine pensanti dello spogliatoio che si alterneranno personaggi di varie discipline sportive, non solo la pallavolo ma anche calcio e basket.

Noi siamo partiti come una start up: ora ci attende un percorso non semplice ma sicuramente affascinante dove divertimento, emozione e riflessione saranno i protagonisti indiscussi”.